I giorni in cui si svolgono queste fondamentali operazioni sono riconosciuti come giorni lavorativi. Ma ci sono anche dei doveri da rispettare.
Nei giorni 8 e 9 giugno, in occasione del referendum abrogativo su lavoro e cittadinanza, i cittadini italiani sono stati chiamati a esprimere il proprio voto: un diritto fondamentale garantito da ogni democrazia.
In queste giornate elettorali, un ruolo fondamentale è svolto dai presidenti di seggio e dagli scrutatori, che contribuiscono al regolare svolgimento delle operazioni di voto.
Secondo la normativa vigente, i lavoratori subordinati che assumono incarichi nei seggi elettorali – come presidenti di seggio, segretari, scrutatori o rappresentanti di lista – hanno diritto a specifici permessi retribuiti, che tutelano la loro partecipazione attiva alle elezioni senza penalizzazioni sul piano lavorativo. In pratica, il lavoro svolto presso il seggio è equiparato a una normale giornata lavorativa.
I giorni trascorsi al seggio vengono quindi considerati a tutti gli effetti come giorni lavorati, con il riconoscimento della piena retribuzione mensile. Questo principio si applica sia ai giorni feriali sia a quelli festivi, nel caso in cui le operazioni elettorali ricadano su questi ultimi.
I permessi elettorali variano in base al ruolo svolto dal lavoratore. Chi ricopre l’incarico di presidente, segretario, scrutatore o rappresentante di lista ha diritto, oltre alla normale retribuzione mensile, a un compenso specifico per i giorni dedicati alle attività elettorali. Se tali attività coincidono con giornate festive o normalmente non lavorative, il lavoratore ha inoltre diritto a riposi compensativi.
È importante sottolineare che la fruizione dei riposi compensativi dipende dall’orario di lavoro abituale del dipendente. Qualora spettino, sarà il lavoratore a scegliere quando usufruirne, tenendo conto che tali riposi servono a recuperare il riposo settimanale eventualmente non goduto per l’impegno al seggio.
I lavoratori chiamati a operare nei seggi hanno specifici diritti e doveri nei confronti del proprio datore di lavoro:
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Assenza giustificata: possono assentarsi dal lavoro per l’intero periodo in cui sono impegnati nelle operazioni elettorali, previa comunicazione scritta al datore di lavoro, allegando la convocazione ricevuta dall’ufficio elettorale.
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Retribuzione garantita: i giorni di assenza per motivi elettorali sono retribuiti e considerati a tutti gli effetti come giorni lavorativi. Se le attività si svolgono in giornate festive o non lavorative, spetta anche il riposo compensativo.
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Obbligo di documentazione: al termine del servizio elettorale, il lavoratore deve consegnare al datore di lavoro una certificazione, firmata dal presidente di seggio, che attesti i giorni e le ore effettivamente dedicate all’attività.
Il datore di lavoro ha l’obbligo di concedere i permessi elettorali ai lavoratori impegnati nei seggi, senza possibilità di rifiuto. Anche in presenza di esigenze aziendali urgenti, non è ammesso richiedere al dipendente prestazioni lavorative nei giorni in cui è formalmente convocato al seggio. L’astensione dal lavoro durante il periodo elettorale è un diritto previsto dalla legge e non può essere derogato.
Per garantire una corretta gestione dei permessi, il lavoratore deve:
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Comunicare tempestivamente la propria assenza tramite richiesta scritta, allegando la convocazione ufficiale;
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Presentare, a fine attività, la documentazione rilasciata dal presidente di seggio con le giornate e le ore di impegno effettivo.
Il diritto di partecipare attivamente alla vita democratica del Paese è un pilastro della Costituzione italiana. Le leggi in vigore tutelano questo diritto anche sul piano lavorativo, riconoscendo il valore dell’impegno civico e garantendo che nessun lavoratore venga penalizzato per aver assolto ai propri doveri elettorali.
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